Quando si lavora su un progetto di elaborato cartaceo (es.: Volantino, Brochure, Biglietto da visita, Manifesto, Roll up ecc.), dalla progettazione grafica alla stampa, ogni fase è fondamentale per garantire un prodotto finale di alta qualità.
Tuttavia, uno degli aspetti più critici e spesso sottovalutati è l’esportazione del file di stampa, cioè la creazione del file tecnico necessario per la stampa. Questa è una fase delicata che richiede attenzione a diversi parametri. Se questi non vengono configurati correttamente, possono compromettere la qualità e l’efficacia dello stampato finale.
Il progetto di un elaborato cartaceo non finisce infatti con la conferma della grafica scelta.
Durante la fase di progettazione, ci sono una serie di Best Practice che devono essere seguite per garantire che il file sia corretto e pronto per l’esportazione.
In questo articolo, ci proponiamo di semplificare l’intero processo, spiegandoti quali sono:
Gli elementi principali da tenere in considerazione per assicurarti che il tuo file di stampa sia perfetto e pronto per la stampa.
Prima di tutto: stampa on-line o tipografia fisica?
Questa è una domanda fondamentale che dovrebbe essere affrontata all’inizio di ogni progetto di stampa. La scelta tra un servizio di stampa online e una tipografia fisica comporta una serie di pro e contro che possono influenzare la qualità, i tempi di consegna e i costi del prodotto finito. Vediamoli insieme.
TIPOGRAFIA ON-LINE
Servizi del genere permettono la stampa con ampia gamma di possibilità tra cui scegliere (prodotti, materiali e finiture). Anche le tempistiche possono essere molto veloci, seppur con il supplemento di costo.
La configurazione è fatta in autonomia grazie ad un procedimento step-by-step che riduce il rischio di errore, anche se bisogna avere una minima competenza su ciò che si sta selezionando. In molti casi vi è la possibilità di scaricare il file (.pdf/.ai/etc.) preconfigurato, sul quale dovrà essere inserita la creatività.
Essendo fatto tutto in modalità self, non abbiamo un vero e proprio tecnico che valuta il file, accertandone la bontà di esportazione, a meno che non si voglia spendere qualcosa in più per un controllo accurato. Manca quindi quella vicinanza tra grafico/cliente e stampatore, che è utilissima per ovviare a certe problematiche, soprattutto riguardo ad elaborati che richiedono un’attenzione in più (es. con la presenza di finiture, rilegature, etc.).
Pro
- Conveniente
- Modalità self con procedura guidata
- Ampia varietà di materiali e finiture
Contro
- Assenza di un contatto diretto con personale qualificato
- Supplemento per check del file e tempi celeri di stampa
TIPOGRAFIA OFF-LINE
Sono gli stampatori “tradizionali” che non hanno un servizio on-line di richiesta stampa, ma rimarcano la loro storia sul territorio, con competenza e vicinanza al cliente.
Questo è decisamente un valore aggiunto, perché avere una persona che potrebbe allertare circa eventuali problemi di esportazione o gestione dei colori/immagini è molto utile per ridurre gli errori, risolvibili solo con una successiva ristampa. Inoltre, lo stampatore può eventualmente consigliare il tipo di materiale o finitura, a seconda del progetto.
Le tempistiche possono variare a seconda della tipografia, della tipologia di prodotto e della quantità di stampato da preparare, ma in rari casi questo comporta eventuale supplemento.
Pro
- Diretto contatto con lo stampatore
- Le tempistiche possono essere veloci (es. anche in giornata)
- Possibilità di andare a ritirare direttamente lo stampato in loco, per accelerare i tempi
Contro
- Costo (questo però dipende dalla tipografia e quantitativo richiesto).
Il file PDF
Un file PDF, per essere effettivamente conforme agli standard definiti dal GWG (Ghent Work Group, l’ente che ha definito le caratteristiche universali dei file per la fase di pre-stampa), deve basarsi sia sul file di provenienza, che sulla destinazione di stampa.
Ti basti pensare che il formato PDF ha diversi sotto-formati. Quello più comunemente utilizzato è il PDF/X-4, basato sul certificato ISO 15930-7:2008: questo sotto-formato permette l’inclusione di colori in quadricromia, tinte piatte, trasparenze… Insomma, comprende un po’ tutto quello che ci serve per un buon elaborato cartaceo.
Ovviamente sarà lo stampatore ad indicarti la tipologia di PDF/X adatto alle sue macchine. È necessario quindi informarsi a dovere, perché l’incompatibilità di formato può causare dei grossi problemi nel risultato finale.
I colori
“Ma perché i colori che vedo a monitor non sono come quelli su carta?”
Semplicemente perché il monitor utilizza la luce per visualizzare i colori (la cosiddetta “sintesi additiva”), mentre l’inchiostro sottrae le onde di cui è costituita la luce (da qui il nome “sintesi sottrattiva”). Quindi è assolutamente normale che i colori su carta siano più spenti rispetto a quelli su monitor, bisogna quindi stare attenti a quali campioni colore vengono usati durante la progettazione. Ma questo non basta, infatti entrano in gioco molti fattori, Ti elenchiamo quelli principali:
LA CALIBRAZIONE DEL MONITOR
La stragrande maggioranza dei monitor in commercio nei negozi di elettronica non presenta calibrazione di fabbrica, quindi molto probabilmente il colore che vede una persona a monitor risulta differente rispetto a un altro monitor, e così via.
La calibrazione, mediante l’utilizzo di appositi dispositivi, non permette di annullare queste differenze, ma sicuramente riduce di molto questa apparente disparità.
Oltre a ciò bisogna tener conto anche della qualità del display e dell’hardware in uso.
Mediamente la calibrazione di un monitor dovrebbe essere effettuata ogni due mesi circa.
IL METODO COLORE DEL DOCUMENTO E DELLE IMMAGINI
Quando utilizziamo colori e immagini in un progetto destinato alla stampa, dobbiamo essere coscienti del metodo colore utilizzato.
Ritornando alle due “sintesi” sopra citate, per la stampa dobbiamo far riferimento alla sintesi sottrattiva, e quindi più comunemente al metodo in quadricromia: CMYK, ovvero gli inchiostri Ciano (C), Magenta (M), Giallo (Y) e Nero (N).
Il modello cromatico CMYK rappresenta la “famiglia di appartenenza” nella quale sono presenti tutte le tonalità di colore utilizzabili. A questo va affiancato però il profilo colore, ovvero una certificazione che definisce una serie di valori standard, in specifiche condizioni (stampante, materiale e inchiostri utilizzati, etc.). Quello più usato in condizioni che potremmo definire “comuni” è il FOGRA39.
Assegnando il metodo colore CMYK alle immagini, esse già a monitor risulteranno leggermente diverse rispetto al comune metodo RBG (quello legato alla sintesi additiva), proprio perché l’inchiostro non emette luce, bensì la assorbe. I colori più saturi verranno smorzati.
Anche la scelta dei campioni colore per testi o forme grafiche dovrà essere effettuata in base ai valori CMYK. Evitare quindi colori molto accesi, brillanti, perché è molto probabile che sarete delusi dal risultato di stampa.
Bisogna quindi selezionare i giusti colori adatti per una stampa fedele al progetto a monitor. Per questo esistono delle palette colore stampate che possono aiutare ad avere un’idea più veritiera del risultato finale in fase di stampa.
In situazioni di necessità, possono essere usati colori speciali che vengono sommati alla quadricromia, come i Pantoni, i colori metallici, quelli fosforescenti, ecc.
Si può anche preparare il documento (settato in CMYK) con immagini e colori in RBG. Questo non è assolutamente un errore, l’importante è che il documento sia settato in CMYK, così da vedere a schermo un risultato più possibile veritiero a quel metodo.
Detto ciò, il file esportato dovrà mantenere il profilo colore utilizzato in fase di progettazione, per non perdere tutte le caratteristiche dei campioni utilizzati. Inoltre, i colori “speciali” (che fuoriescono dalla gestione standard CMYK) devono essere prontamente segnalati alla tipografia.
Il carattere tipografico
Fino a qualche anno fa, la maggior parte delle tipografie richiedeva che tutti i testi utilizzati in un documento venissero “convertiti in tracciati”: venivano quindi ridisegnati in forme piene, in questo modo il testo non poteva più essere modificato.
La causa di questa scelta è presto detta: macchine di stampa obsolete o non aggiornate.
Col tempo, e con l’avanzare della tecnologia, ormai pochissime tipografie richiedono il tracciamento dei testi, che comporta non solo l’impossibilità di modifiche successive, ma anche un aumento considerevole del file PDF.
Oltre a questo, è bene utilizzare caratteri tipografici di qualità includibili correttamente (con tutti i glifi) nel file di stampa, per non avere sorprese già nel PDF esportato.
Indicatori di pagina al vivo
Avete mai visto un file che presenta linee sugli angoli, quadratini colorati e colori che sbordano dalla grafica?
Ecco, non sono affatto degli errori o uno scherzetto del grafico, ma siete di fronte ad un file di stampa con tutti i crismi, ovvero con gli indicatori che servono alla tipografia per eseguire una stampa corretta e con il giusto taglio.
In fase di esportazione di un file PDF non serve inserire tutti gli indicatori (a meno che non sia richiesto dalla tipografia).
Ti spieghiamo quelli che per noi sono i più importanti:
Rifili
Sono delle linee poste sugli angoli del documento che creano una mezza croce. Essi stanno ad indicare il limite del foglio, quindi il punto dove la taglierina dovrà passare per effettuare il taglio sui 4 lati, ottenendo così la dimensione finale dell’elaborato.
Questi indicatori sono essenziali, soprattutto in presenza delle abbondanze.
Abbondanze
L’abbondanza in un documento di pre-stampa serve quando elementi grafici, immagini o tinte piene partono già all’inizio del foglio, senza margini o spaziature.
Poniamo il caso che un documento abbia un rettangolo colorato che occupa tutta la larghezza del foglio: a causa del margine di errore del taglio e senza le giuste abbondanze, sul foglio potrebbe comparire una sottilissima area non stampata.
Con l’abbondanza si risolve questo problema: la forma colorata continua fino a 2-3mm per lato oltre le dimensioni effettive del foglio; successivamente, grazie ai rifili, il taglio successivo alla stampa rimuoverà la carta colorata in eccesso. Il risultato è un foglio stampato “al vivo”.
Barre colore
Sono quei quadratini colorati che aiutano a calibrare correttamente gli inchiostri e la qualità di stampa. Utili allo stampatore per apportare eventuali correzioni e produrre un prodotto stampato il più fedele possibile al progetto alla grafica.
Crocini di registro
Sono costituiti da una croce inserita in un cerchio e vengono posti al centro di ogni lato del documento, allo scopo di allinearlo perfettamente alle altre pagine da stampare (riducendo così il margine di errore).
Conclusioni
Come hai potuto vedere, la preparazione di un file di stampa richiede competenze specifiche e grande attenzione ai dettagli. La prossima volta che dovrai preparare un file di stampa o richiedere al tuo grafico di farlo, utilizza questa guida per pianificare accuratamente ogni fase del processo. In questo modo, potrai essere sicuro di ottenere il miglior risultato possibile e facilitare il lavoro con i tuoi collaboratori!