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A tutti è capitato di fare un giro in un negozio di elettronica. Magari nel reparto TV o monitor, dove ci possiamo imbattere in molte sigle che rappresentano specifiche tecnologie, alcune delle quali sembrano quasi scritte in klingon. 😂

Oggi vogliamo parlarti di una di queste, sulla bocca di tutti, ma forse conosciuta da pochi: l’HDR (High Dynamic Range).

 

HDR: facciamo un po’ di chiarezza

Partiamo subito dal presupposto che HDR non è da confondersi con FHD, QHD, UHD e simili: queste sono tutte sigle che indicano la risoluzione di uno schermo o di un’immagine. L’unità di misura è il pixel (un nostro caro amico nel mondo digital).

 

FHD = Full High Definition = 1920x x1080 px
UHD = Quad High Definition = 3200 x 1800 pixel
UHD = Ultra High Definition = 3840 x 2160 pixel

 

Tutte queste risoluzioni specificano quanti pixel sono presenti all’interno della scena, tuttavia non ci danno un’indicazione sulla qualità di questi pixel e sulle informazioni che portano con sè.
Infatti, non è detto che una foto in UHD abbia un’ottima resa: ci sono diversi fattori da tenere in considerazione, tra cui la bravura del fotografo e la strumentazione usata. Una lente pessima o impostazioni sbagliate possono rovinare tutto, pixel o non pixel.

 

Ma allora, che cos’è l’HDR

L’High Dynamic Range punta a rendere visibili i cosiddetti “estremi della gamma dinamica”, ovvero quei dettagli che l’occhio umano riesce a percepire, ma che le TV/monitor con tecnologia standard non riescono a replicare.

 

Immagina una foto: i dettagli sono maggiormente presenti sui mezzi toni, mentre nelle aree più chiare e più scure c’è sempre il rischio di perdere moltissime informazioni. Quando l’esposizione è troppo alta si dice che abbiamo “bruciato” la foto, mentre quando è troppo bassa l’abbiamo “sottoesposta”. In queste condizioni i pixel non possono portare alcuna informazione su ombre/luci presenti, perciò si appiattiscono verso il bianco in un caso e verso il nero nell’altro.

 

Con l’HDR, invece, riusciamo a recuperare i dettagli sia nelle luci che nelle ombre, ottenendo colori più intensi e immagini più profonde e coinvolgenti.

 

Un’immagine HDR può essere visualizzata su qualunque dispositivo?

Eh… ni. Ti spieghiamo meglio! 😉
L’effetto di un’immagine HDR può essere visualizzato esclusivamente tramite dispositivi che supportano tale tecnologia. Tuttavia, se si dispone di uno schermo standard, verrà visualizzata l’immagine convertita in SDR (Standard Dynamic Range), rimuovendo quindi i dettagli sulle alte luci e i toni scuri, perdendo così parte della magia. I monitor standard comprimono l’immagine perchè non riescono a replicare l’ampiezza della gamma dinamica che l’HDR offre.

 

Compressione della gamma dinamica a confronto tra dispositivi compatibili HDR e non


Compressione della gamma dinamica a confronto tra dispositivi compatibili HDR e non. Nel primo caso l’immagine risultante è piatta (poca profondità cromatica), nel secondo caso c’è meno compressione e i colori sono più intensi e vividi.

 

I dispositivi compatibili devono supportare una profondità di colore a 10 bit, ovvero una capacità di visualizzazione della profondità cromatica molto elevata, per permettere all’immagine HDR di essere impressa e visualizzata in tutto il suo splendore.

 

Ovviamente senza una strumentazione adatta si può solo “emulare” l’HDR con qualche accorgimento di post-produzione, ma non è proprio la stessa cosa… Oppure ci sono degli standard HDR che permettono di trasporre questo effetto anche su monitor non compatibili, ma questi supporti digitali non sono molto diffusi.

 

Come ottenere un’immagine in HDR

L’HDR non è una tecnologia nuovissima, tant’è che ci sono una serie di macchine fotografiche e fotocamere in commercio che permettono di scattare automaticamente in questa modalità, anche se non si può gestire alcunché (esposizione, velocità dell’otturatore, ISO, ecc.).

 

Per questo, i fotografi professionisti utilizzano un metodo un po’ più elaborato. Ovvero, effettuare tre scatti in sequenza ravvicinata con differenti modalità di esposizione:

 

  • Scatto sovraesposto: permette di catturare i dettagli nelle zone più scure dell’immagine
  • Scatto a esposizione normale
  • Scatto sottoesposto: permette di catturare i dettagli nelle zone più chiare dell’immagine

 

Esempio i ndicativo della generazione di un'immagine HDR, dai tre scatti fotografici con esposizioni differentiEsempio puramente dimostrativo della generazione di un’immagine HDR, partendo da tre scatti con esposizioni differenti.

 

Fatto ciò, grazie ad applicazioni di post-produzione, si possono “mixare” le tre immagini scattate prendendo gli estremi della gamma dinamica e inserendoli nella fotografia ad esposizione normale e… Boom! il risultato è una foto HDR degna di nota.

 

Ci sono degli standard per l’HDR?

Sì, in base all’applicazione di utilizzo vengono proposti diversi standard HDR, te ne elenchiamo alcuni:

 

Per fotografia: Radiance HDR, OpenEXR.

Per multimedia/TV/dispositivi consumer: HDR10, HDR10+, HEIF/HEIC.

Per produzione cinematografica e grafica: OpenEXR, Dolby Vision.

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